Probabilmente il primo sito di ultrafinanza (o di finanza da ultramaratona) della storia, dove le mie due passioni si incontrano in una esplosione di sentimenti squisitamente umani poi applicati alla razionalità dei prodotti finanziari, con un tocco di ironia e senza mai perdere di vista la serietà degli argomenti trattati. Come investitore professionale non sono alla ricerca del profitto, ma della qualità nel profitto: che deve essere socialmente ed ambientalmente sostenibile. La mia è una, letteralmente, costante corsa contro il tempo e ogni passo compiuto in montagna avvicina la mia strategia a quella perfezione emotiva nella gestione del portafoglio che soltanto una via "Naturale" degli investimenti può regalare.

martedì 25 luglio 2023

Trans D'Havet TDH 81km 5.800+ ovvero su e giù per le piccole Dolomiti in meno di 14 ore

Mi si chiede cosa si provi a fare una ultra maratona di montagna, ne approfitto per descrivere la mia ultima (se non erro la sesta o la settima del 2023) quella di sabato appena trascorso che rende piuttosto bene l'idea: basicamente infatti, con qualche variazione relativa a sensazioni di morte e svuotamento psicofisico totale condito da attacchi di ipoglicemia e cadute queste gare sono tutte uguali. Mi si chiede inoltre cosa spinga un padre di famiglia, apparentemente equilibrato e "normale" a cimentarsi in queste imprese e soprattutto come queste possano ottimizzare il proprio portafoglio di investimenti. Onestamente a questa ultima domanda non so ancora rispondere, (anche se sembra funzionare) ma prometto che ci lavorerò sopra....



TDH 81km 5700+ in 13h45m campionato italiano IUTA ultra trail large 300iscritti 33overall 3 di categoria. Matematicamente un sacco di 3: è arrivato il momento di sviluppare un algoritmo. Parto con l’idea di essere un purosangue ma poche ore mi bastano per tornare ad essere un asino di prima categoria.

Km10 ho il pepe al culo (passate il francesismo ma è necessario per rendere l'idea dello stato di estasi causato a volte da eccesso di ormoni) e vado come un treno, metto a tacere il buon senso superando nomi blasonati (che poi all'arrivo mi daranno mezz'ora o più). Brutta bestia l'illusione, nel business ma anche nello sport…

Km20 in piena notte esco dal tracciato (non ho smarrito il percorso, sono proprio caduto in un canalone cospargendo nel raggio di 20m2 frontale, telefono, pettorale, barrette, buff..sembrava fosse precipitato un Piper) brutta botta al ginocchio sinistro con taglio (riparato col nastro isolante).

Km30 attacco di narcolessia tipo alcolista al terzo giorno di delirium tremens e mi addormento in piedi salendo le 52 gallerie del Pasubio..consiglio: tenete in questi casi la destra, il capo ciondolante sbattendo contro la roccia funzionerà da sveglia ed eviterete di passare dal sonno alla morte (condizione di pietà Cristiana che per ora preferisco accantonare) precipitando per un migliaio di metri nella valle sottostante.

Km 40 il ginocchio sinistro, in seguito all’incidente aereo, mi costringe a correre in discesa “di lato” (una variante curiosa della classica)e ben presto mi ritrovo con il lato destro del corpo sovraccaricato. Non una parte in particolare:tutto quanto tipo ictus, testicolo compreso. 

Km 50 mi ritiro, dico al mio corpo stremato, giuro che questa volta mi ritiro prometto al mio ego dormiente, alla Fede che nonostante sia notte fonda segue come un pastore premuroso (non il prete ma il professionista pastore, quello dei pascoli) il proprio mulo impegnatosi in questa minchiata. Poi ovviamente non lo faccio (ritirarmi), confermandomi che in gara sono un bugiardo patologico. E poi vuoi mettere il delegato Veneto nonché membro della stessa IUTA, colui che ha voluto la Trans D’havet come campionato italiano extra large che nemmeno arriva in fondo? Probabilmente lo farei anche strisciando, ma riconoscerlo a se stessi e soprattutto spiegarlo all’istinto di intelligenza (non sopravvivenza, parlo di quella parte del nostro cervello che regola gli stili di vita riuscendo a discernere tra le stupidaggini da fare e soprattutto quelle da NON fare) diventa impresa ardua tanto quella da portare in fondo una ultra come questa.

Km 60 i forestali vorrebbero arrestarmi per atti osceni in luogo pubblico (ma è solo la mia mano che ”scivola” sui genitali per rimettere i testicoli a posto).

Km70 arriva il temporale, il delirio diventa delirante facendomi delirare. Fango, radici stregate che si muovono al tuo passaggio, pietre senzienti dotate di volontà propria. Cado altre volte, perdo il conto, sono cotto come una sardina sotto sale: mancano solo 5km ma diventano eterni. Giuro che non farò più altre Ultratrail, che senso ha soffrire così tanto? Solo per coltivare la resilienza e aumentare la fiducia nei propri mezzi? Meglio iscriversi ad un corso motivazionale su YouTube da seguire sul divano di casa perché uscire di casa è sconsigliato (per qualche emergenza a caso, sceglietela voi, climatica ambientale sanitaria). 


Arrivo perfino a rifiutare il responso del gps che mi suggerisce che la mia corsa é più simile all’andatura di un anziano che cerca di fuggire dalla lunga degenza munito di deambulante che altro...mi superano in molti che nemmeno mi chiedono più come va, probabilmente per non infierire sul mio già affranto orgoglio più che per altruismo vero e proprio.

Km 80 è finita. Non mi iscriverò mai più ad una ultra!  Giusto? Sbagliato: è stato solo un allenamento lungo per la prossima tra un mese: l’ennesima avventura che ha già dei numeri da togliere il sonno (intanto io posso postare con fierezza il mio fitness level di oggi con quasi 130.000 passi fatti). 

Workout done, just do it, no pain no gain, ma andate tutti a quel paese…


domenica 2 luglio 2023

La linea migliore che unisce A con B: Integrità morale nell'ultra distanza (e nella vita di tutti i giorni).

 


Le gare di corsa su lunga distanza sono una forma di competizione che richiede disciplina, impegno e rispetto delle regole. Uno degli atti più scorretti che si possono compiere durante una gara di ultra running, quasi inutile dirlo, è il taglio del percorso: una "trovata" che quando messa in pratica violenta quel principio fondamentale di lealtà in grado di compromettere l'integrità sportiva di una persona nel suo insieme.

La lealtà è infatti un valore fondamentale, nella vita di tutti i giorni ma anche nello sport, perché seguire il percorso designato, così come le regole sociali ed etiche, è una dimostrazione di rispetto verso il prossimo: dagli organizzatori della manifestazione agli altri partecipanti e il pubblico, dai famigliari ed amici che ci seguono o ci  conoscono a noi stessi. Tagliare il percorso è a tutti gli effetti un tradimento verso tutte queste persone, perché suggerisce una mancanza di integrità morale che difficilmente, se smascherata, può essere giustificata.

Una gara di ultra distanza deve essere vista prima di tutto come un confronto personale e parteciparvi implica la volontà di sfidarsi e superare i propri limiti. Un'impresa a tutti gli effetti, come se ne vedono tante nello sport ma anche nella vita quotidiana o lavorativa ed in ambiti completamente differenti. Correre la distanza completa è chiaramente una parte essenziale di questa sfida personale e tagliare il percorso significa quindi sottrarsi a parte di tale sfida, ottenendo un vantaggio ingiusto sugli altri concorrenti: non solo mina il concetto di equità, ma anche il senso di realizzazione personale che deriva dal completamento di una sfida personale fisica e mentale ottenuta senza imbrogliare. Inevitabile quindi che colpisca non solo chi commette l'atto sleale, ma anche le altre persone impegnate lealmente nel cercare di raggiungere il proprio obiettivo personale.  Vi è quindi un aspetto etico molto importante da valutare quando si analizzano questi comportamenti scorretti, perché se un concorrente taglia il percorso non solo influenza il posizionamento degli altri atleti ma "demoralizzandoli" può comprometterne le prestazioni minando inoltre il senso di giustizia e lealtà nei confronti dell'organizzazione che purtroppo spesso non ha la capacità di contrastare questo fenomeno (i famigerati controlli a campione sul percorso e i check point sono chiaramente insufficienti per raggiungere lo scopo, specialmente in gare particolarmente lunghe e che comprendono la notte). Situazioni sospette in questo senso sono talvolta rilevate ma pochi hanno il coraggio di denunciare ufficialmente, semplicemente perché a loro volta temono di essere accusati di egoismo o peggio di voler semplicemente avanzare in classifica scalando qualche posizione. Dal punto di vista della sicurezza poi il concorrente che esce dal percorso ufficiale può mettere se stesso e gli addetti al recupero o i volontari impegnati nell'assistenza in grave pericolo per esempio in caso di infortunio o smarrimento e per ragioni ovvie a chiunque.

Ricordo una gara alla quale partecipai anni or sono sulle montagne di casa: perfettamente cosciente della mia posizione overall e assolutamente certo di non esser stato superato, mi ritrovai negli ultimi 10 km (su una 40) a perdere 20 posizioni....una chiarissima indicazione del fatto che tutti questi concorrenti avessero tagliato ad un bivio e che non avessero effettuato gli ultimi km furono le testimonianze dei turisti che avevano incontrato personalmente la fili indiana fuori dal tracciato e degli addetti all'ultimo ristoro che semplicemente...non avevano contato tutti quei passaggi. Nonostante le proteste la classifica non fu mai modificata e il fatto mai riconosciuto...in famiglia mi fu semplicemente detto di "portare pazienza" perché l'occasione fa (purtroppo) l'uomo ladro. Beh di grazia, non tutti gli uomini ladri e opportunisti lo sono, lasciatemelo dire, risposi io con decisione.

Gli organizzatori delle gare di corsa, che hanno la responsabilità di prendere misure contro coloro che tagliano il percorso, purtroppo talvolta non lo fanno proprio perché o non ne vengono messi al corrente in via ufficiale e assodata oppure non considerano queste conseguenze con la dovuta attenzione. È importante invece che vengano implementate sanzioni adeguate per dissuadere tali comportamenti sleali e pericolosi, sia per proteggere l'integrità delle gare, sia per rispetto di tutti gli attori in gioco e la loro sicurezza. Inutile ricordare che se un concorrente è disposto a tagliare, sicuramente non sarà incline a fermarsi  perdendo tempo "prezioso" per aiutare un altro atleta in difficoltà oppure a raccogliere un rifiuto che gli è caduto sul percorso, comportamenti a loro volta disdicevoli e meritevoli di squalifica.

Le regole sono il fondamento dell'integrità nella vita e nello sport: Esse creano un terreno di gioco equo e offrono a tutti i partecipanti le stesse opportunità. Seguire le regole non è solo una questione di conformità, ma riflette il rispetto per gli altri atleti, gli allenatori, gli organizzatori, il pubblico ma anche se stessi. L'imbroglio, d'altra parte, mina l'equità e compromette il senso di giustizia che esiste in ogni aspetto della nostra vita compresa la competizione sportiva.

Il fair play, concetto che in italiano si può tradurre con gioco leale, rappresenta quindi uno dei valori morali fondamentali da incoraggiare: promuove la gentilezza, il rispetto e la considerazione per gli avversari. Significa giocare nel rispetto delle regole e accettare le decisioni degli organizzatori senza cercare di trarre vantaggio da comportamenti sleali. Il fair play incoraggia la competizione basata sulle abilità, sull'impegno e sull'onestà, creando un ambiente positivo per non solo tutti i partecipanti ma anche i famigliari degli stessi e il pubblico della manifestazione.

Il gioco leale dovrebbe insomma esser promosso come un modello di ruolo, perché gli atleti (sia professionisti che amatori), così come le squadre e gli allenatori svolgono un ruolo cruciale nell'inculcare i valori morali di non imbrogliare nello sport e di conseguenza nella vita di tutti i giorni. Quando i modelli di ruolo mostrano un comportamento etico, dimostrano che la vittoria ottenuta con mezzi disonesti ha un valore effimero e che l'integrità è fondamentale per il successo duraturo, aspetti importantissimi anche nella vita quotidiana. Gli atleti e gli imprenditori che si impegnano a giocare pulito e a rispettare le regole diventano fonti di ispirazione per i giovani che cercano di avviarsi a una carriera sportiva o lavorativa. L'integrità nello sport e nella vita è un pilastro fondamentale per mantenere una competizione equa e onesta. I valori morali di non imbrogliare, basati sul rispetto delle regole e sul fair play, sono fondamentali per preservare l'integrità e il significato profondo della stessa esistenza umana.